Il Malleus Maleficarum e le basi giuridiche delle cacce alle streghe
Talvolta gli abitanti dei villaggi, in preda al panico, decidevano di giustiziare le streghe. Nel 1610, nei paesi baschi, la folla fece irruzione e uccise chi era stato denunciato per stregoneria, sottoponendoli spontaneamente a dure torture e uccidendo almeno una donna.
I governi centrali considerarono questi fatti esecrabili e, ritenendoli una sfida alla loro autorità, si opposero fortemente a qualsiasi giustizia sommaria, si può quindi affermare che la maggior parte delle persone condannate per stregoneria furono processate e condannate in modo legale.
Fra il XIII e il XIV il sistema giuridico conosce profondi cambiamenti riassumibili in quattro punti principali:
• Sistema inquisitorio in luogo di quello accusatorio.
• Uso della tortura nei processi per stregoneria.
• I tribunali secolari acquistano giurisdizione in materia di stregoneria.
• Declino dei tribunali ecclesiastici.
Prima del Duecento, si è visto, l’azione penale era basata sul sistema accusatorio: l’accusa era perseguita da un soggetto privato, la parte lesa o i suoi familiari. Se l’accusato ammetteva la sua colpa, o il privato accusator riusciva a provarla, solo allora il giudice lo condannava. In caso dubbio, il giudice chiedeva a Dio di fornire un segno di innocenza o colpevolezza, spesso attraverso la prova dell’ordalia. Se l’imputato dimostrava la propria innocente, l’accusatore era perquisibile penalmente secondo la vecchia tradizione romana della lex talionis.
A partire dal ‘200 i tribunali secolari d’Europa adottarono nuove tecniche più razionali, anche grazie alla rinascita, tra l’XI e l’ XII, dello studio formale del diritto romano e dell’aumento della criminalità. Anche la necessità della Chiesa di fronteggiare gli eretici determinò il cambiamento dell’assetto giuridico: il Laterano IV del 1215, ad esempio, proibì formalmente agli ecclesiastici di partecipare all’ordalia, decretandone la fine.
La nuova procedura divenne quindi inquisitoria, consentendo ai membri di una comunità di denunciare un sospetto criminale all’autorità giudiziaria: il nuovo sistema consentiva an magistrato del tribunale di citare un criminale sulla base delle informazioni che avevano ottenuto, spesso sulla base solo di voci. I magistrati del tribunale assunsero su di sé il compito di investigare e di determinare se l’imputato fosse o meno colpevole.
L’adozione del processo inquisitorio facilitò il perseguimento di ogni tipo di crimine, ma fu efficace soprattutto nei processi per eresia e stregoneria, anche perché permetteva di eliminare la responsabilità dell’accusatore.
Dal momento che le confessioni non erano sempre spontanee le autorità giudiziarie cominciarono a consentire l’uso della tortura. Nel XIII secolo vennero fissate delle regole per l’impiego della tortura:
1) era vietata a meno che questo fosse l’unico modo di accertare i fatti processuali;
2) non doveva comportare la morte della vittima, né dovevano essere cavati gli occhi;
3) doveva essere graduata sia in rapporto alla gravità del crimine che alla fondatezza della colpevolezza;
4) tutti i gradi di tortura dovevano essere praticati nello stesso giorno:era proibita la ripetizione della tortura; erano esenti da tortura le donne incinte e i bambini;
5) non era ammessa l’assunzione delle deposizioni nella sala di tortura, la confessione doveva essere ripetuta spontaneamente entro 24 ore.
Nei processi per stregoneria, queste regole vennero spesso passate sotto silenzio, dal momento che era considerata un crimen exceptum, un crimine eccezionale, e, come tale, trattato. I governi, dal canto loro, definirono la stregoneria un crimine secolare e, in alcuni paesi si assicurarono il monopolio dei processi. A partire dalla fine del XV secolo i tribunali ecclesiastici persero molta della loro autorità e, laddove le monarchie erano forti, si trovarono ad essere subordinati al potere secolare dello Stato. Nei secoli XVI e XVII, a fronte di un interesse teorico costante verso la stregoneria e la demonologia, i magistrati ecclesiastici iniziarono ad avere una certa riluttanza a impartire sanzioni severe: non a caso in Italia e Spagna, dove i tribunali secolari non si imposero su quelli ecclesiastici, il numero dei processi e delle esecuzioni rimase relativamente basso rispetto al resto d’Europa. Ciò non vuol dire che l’azione degli ecclesiastici fosse defilata: essi continuarono a esercitare frequenti pressioni sulle autorità secolari affinché intraprendessero un’azione più energica nei confronti delle streghe in paesi come la Germania, la Scozia, la Francia. I tribunali locali si dimostrarono ancora più cruenti anche perché soggetti all’isteria del villaggio e perché rispetto alle autorità centrali, erano meno attenti al funzionamento del sistema giudiziario.
Ecco perché paesi come la Svizzera e la Germania, dove mancava un forte governo centrale e non esistevano tribunali ecclesiastici, spazzati via dalla riforma, assistiamo alle più massicce cacce alle streghe.
La caccia alle streghe deriva, dunque, anche dall’incapacità degli stati di garantire un forte potere centrale, garantendo grandi vantaggi ai poteri locali.
Il Malleus Maleficarum
Il Malleus non nasce, come alcuni erroneamente ritengono, dalla volontà espressa da Innocenzo VIII attraverso la bolla Summis desiderantes affectibus del 1484, che dava ai due frati pieni poteri in alcune regioni della Germania di svolgere incontrastati la loro opera di inquisitori contro il delitto di stregoneria. In realtà gli autori del più famoso manuale antistregoneria, posteriore di tre anni rispetto alla bolla papale, utilizzarono tale bolla (totalmente avulsa dal manuale) per riuscire ad imporre una visione fino a quel momento molto personale della stregoneria e del modo per contrastarla.
Oltre alla bolla papale, riprodotta in apertura dell'opera, il Malleus Maleficarum era introdotto da un testo, una Approbatio attribuita ad una commissione di teologi dell'Università di Colonia; questa "approbatio" (=approvazione) era in verità un falso (prodotto con la connivenza di un notaio compiacente) che solo in tempi recenti è stata smascherata come tale, ma che all'epoca contribuì a dare al trattato l'imprimatur di opera teologicamente ineccepibile.
Il Malleus rimase, fino alla metà del XVII secolo, il più consultato manuale della caccia alle streghe sia da parte degli inquisitori cattolici, sia dei giudici protestanti, poiché spiega proposizione per proposizione come comportarsi in ogni singola occasione. Il testo però non esprime nulla di nuovo, semplicemente raccoglie una serie di pensieri pregressi sul fenomeno della stregoneria e, soprattutto, sul pensiero negativo della donna, invero, ci sono più streghe che stregoni, secondo gli autori, perché le donne sono mas occasionatus. Un pensiero aristotelico dunque, che viene ripetuto, in maniera ridondante, attraverso citazioni continue di Aristotele e Sant'Agostino, nonché di molti altri Testi Sacri.
All'epoca in cui fu pubblicato il Malleus vi erano molte eminenti personalità, anche in seno alla comunità cattolica, che dubitavano dell'esistenza delle streghe, considerando tali credenze delle mere superstizioni, ma ve ne erano altrettante che invece credevano nei poteri soprannaturali di maghi, streghe e stregoni; poteri donati dal diavolo. A riprova di ciò nel Malleus i due frati Domenicani rimproverano aspramente tutti coloro, soprattutto religiosi, che minimizzano il fenomeno delle credenze popolari reputandole superstizioni, mettendo a tacere il dissenso addirittura nella prima proposizione: affermare l'esistenza degli stregoni è così cattolico al punto che affermare ostinatamente l'opposto è eretico? Per loro, sembrerebbe di sì.
Nonostante l'enorme popolarità dell'opera, va ravvisato come anche la credibilità e diffusione del Malleus subirono un brusco arresto quando l'Europa conobbe tra il 1520 e il 1560 un periodo di stasi nella caccia alle streghe, tanto che in alcune zone, fra cui possono citarsi i territori germanici, i processi addirittura diminuirono, per ragioni mai del tutto chiarite, anche se gli storici propendono per tre motivi fondamentali: lo scetticismo delle classi colte e la posizione degli umanisti (che con le opere di Erasmo, Alciato, Pomponazzi e Agrippa cercarono di mostrare come la magia non fosse necessariamente correlata con il satanismo, ma obbedisse a leggi naturali) lo spostamento dell'attenzione delle autorità ecclesiastiche verso la questione della Riforma e il progressivo passaggio della competenza giurisdizionale dal clero al braccio secolare.
La nuova situazione portò ad una perdita d'interesse per i trattati quattrocenteschi, tanto che il Malleus non ebbe alcuna ristampa tra il 1521 e il 1576. L'opera tornò ad avere grande impatto a partire dagli anni Ottanta, quando fu nuovamente ristampata assieme ad altri testi affini, dovendo la rinnovata fortuna anche alle basi teoriche poste da Thomas Erastus e Jean Bodin, che dettero nuovi incentivi alla caccia alle streghe.
Il Malleus Maleficarum non fu mai adottato ufficialmente dalla Chiesa cattolica, ma non fu neppure mai inserito nell'indice dei libri proibiti, mentre lo fu ad esempio il Manuale dell'inquisitore di Eliseo Masini, o la successiva Demonomanie des sorciers di J. Bodin che al Malleus, per molti aspetti si rifaceva [senza fonte]. Riscosse i consensi della quasi totalità degli inquisitori e autorevoli ecclesiastici, nonché di giudici dei tribunali statali sive secolari, tanto che ne vennero pubblicate trentaquattro edizioni e oltre trentacinquemila copie impresse anche in edizione tascabile, secondo libro stampato dopo la Bibbia [senza fonte]. L'immediata e durevole popolarità di questo libro contribuì a scalzare l'autorevolezza di un precedente testo di riferimento per i casi di stregoneria: l'antico Canon episcopi che comunque, datato secoli prima, non risultava importante ai fini della caccia alle streghe.
Il libro è diviso in tre parti. La prima parte affronta la discussione della natura della stregoneria. Parte di questa sezione spiega perché le donne, a causa della loro debolezza e a motivo del loro intelletto inferiore, sono per natura predisposte a cedere alle tentazioni di Satana. Il titolo stesso del libro presenta la parola maleficarum, (con la vocale femminile) e gli autori dichiarano (erroneamente) che la parola femina (donna) deriva da fe + minus (fede minore). Il manuale sostiene che alcuni degli atti confessati dalle streghe, quali ad esempio le trasformazioni in animali o mostri, sono mere illusioni indotte dal Diavolo, mentre altre azioni, come ad esempio la possibilità di volare ai sabba, provocare tempeste o distruggere i raccolti sono realmente possibili. Gli autori, inoltre, si soffermano con morbosa insistenza sulla licenziosità dei rapporti sessuali che le streghe intratterrebbero con i demoni. La seconda parte riprende molte posizioni espresse nella prima e le approfondisce (non senza citazioni dello stesso testo) nel tentativo di far comprendere il modo di fare le stregonerie e il modo in cui si possono facilmente eliminare. L'ultima parte si occupa di fornire istruzioni pratiche sulla cattura, il processo, la detenzione e l'eliminazione delle streghe.
Nel testo si discute anche di quanta fiducia si debba riporre nelle dichiarazioni dei testimoni, le cui accuse sono spesso perpetrate per invidia e malizia (sempre però con il permesso di Dio, che permette la malvagità per sua gloria); tuttavia gli autori affermano che i pettegolezzi pubblici sono sufficienti a condurre una persona al processo e che, anzi, una difesa troppo vigorosa da parte del difensore è prova del fatto che anche quest'ultimo è stregato. Il manuale fornisce indicazioni su come evitare che le autorità siano soggette alla stregoneria e rassicura i lettori sul fatto che, in quanto rappresentanti di Dio, i giudici sono immuni dai poteri delle streghe. Largo spazio è dedicato all'illustrazione di tecniche di estorsione delle confessioni e alla pratica della tortura durante gli interrogatori: in particolare viene raccomandato l'uso del ferro infuocato per la rasatura dell'intero corpo delle accusate, al fine di trovare il famoso stigma diaboli, che ne proverebbe la colpevolezza. (il paragrafo sul "Malleus Maleficarum" è tratto da Wikipedia al seguente indirizzo: http://it.wikipedia.org/wiki/Malleus_Maleficarum)
I governi centrali considerarono questi fatti esecrabili e, ritenendoli una sfida alla loro autorità, si opposero fortemente a qualsiasi giustizia sommaria, si può quindi affermare che la maggior parte delle persone condannate per stregoneria furono processate e condannate in modo legale.
Fra il XIII e il XIV il sistema giuridico conosce profondi cambiamenti riassumibili in quattro punti principali:
• Sistema inquisitorio in luogo di quello accusatorio.
• Uso della tortura nei processi per stregoneria.
• I tribunali secolari acquistano giurisdizione in materia di stregoneria.
• Declino dei tribunali ecclesiastici.
Prima del Duecento, si è visto, l’azione penale era basata sul sistema accusatorio: l’accusa era perseguita da un soggetto privato, la parte lesa o i suoi familiari. Se l’accusato ammetteva la sua colpa, o il privato accusator riusciva a provarla, solo allora il giudice lo condannava. In caso dubbio, il giudice chiedeva a Dio di fornire un segno di innocenza o colpevolezza, spesso attraverso la prova dell’ordalia. Se l’imputato dimostrava la propria innocente, l’accusatore era perquisibile penalmente secondo la vecchia tradizione romana della lex talionis.
A partire dal ‘200 i tribunali secolari d’Europa adottarono nuove tecniche più razionali, anche grazie alla rinascita, tra l’XI e l’ XII, dello studio formale del diritto romano e dell’aumento della criminalità. Anche la necessità della Chiesa di fronteggiare gli eretici determinò il cambiamento dell’assetto giuridico: il Laterano IV del 1215, ad esempio, proibì formalmente agli ecclesiastici di partecipare all’ordalia, decretandone la fine.
La nuova procedura divenne quindi inquisitoria, consentendo ai membri di una comunità di denunciare un sospetto criminale all’autorità giudiziaria: il nuovo sistema consentiva an magistrato del tribunale di citare un criminale sulla base delle informazioni che avevano ottenuto, spesso sulla base solo di voci. I magistrati del tribunale assunsero su di sé il compito di investigare e di determinare se l’imputato fosse o meno colpevole.
L’adozione del processo inquisitorio facilitò il perseguimento di ogni tipo di crimine, ma fu efficace soprattutto nei processi per eresia e stregoneria, anche perché permetteva di eliminare la responsabilità dell’accusatore.
Dal momento che le confessioni non erano sempre spontanee le autorità giudiziarie cominciarono a consentire l’uso della tortura. Nel XIII secolo vennero fissate delle regole per l’impiego della tortura:
1) era vietata a meno che questo fosse l’unico modo di accertare i fatti processuali;
2) non doveva comportare la morte della vittima, né dovevano essere cavati gli occhi;
3) doveva essere graduata sia in rapporto alla gravità del crimine che alla fondatezza della colpevolezza;
4) tutti i gradi di tortura dovevano essere praticati nello stesso giorno:era proibita la ripetizione della tortura; erano esenti da tortura le donne incinte e i bambini;
5) non era ammessa l’assunzione delle deposizioni nella sala di tortura, la confessione doveva essere ripetuta spontaneamente entro 24 ore.
Nei processi per stregoneria, queste regole vennero spesso passate sotto silenzio, dal momento che era considerata un crimen exceptum, un crimine eccezionale, e, come tale, trattato. I governi, dal canto loro, definirono la stregoneria un crimine secolare e, in alcuni paesi si assicurarono il monopolio dei processi. A partire dalla fine del XV secolo i tribunali ecclesiastici persero molta della loro autorità e, laddove le monarchie erano forti, si trovarono ad essere subordinati al potere secolare dello Stato. Nei secoli XVI e XVII, a fronte di un interesse teorico costante verso la stregoneria e la demonologia, i magistrati ecclesiastici iniziarono ad avere una certa riluttanza a impartire sanzioni severe: non a caso in Italia e Spagna, dove i tribunali secolari non si imposero su quelli ecclesiastici, il numero dei processi e delle esecuzioni rimase relativamente basso rispetto al resto d’Europa. Ciò non vuol dire che l’azione degli ecclesiastici fosse defilata: essi continuarono a esercitare frequenti pressioni sulle autorità secolari affinché intraprendessero un’azione più energica nei confronti delle streghe in paesi come la Germania, la Scozia, la Francia. I tribunali locali si dimostrarono ancora più cruenti anche perché soggetti all’isteria del villaggio e perché rispetto alle autorità centrali, erano meno attenti al funzionamento del sistema giudiziario.
Ecco perché paesi come la Svizzera e la Germania, dove mancava un forte governo centrale e non esistevano tribunali ecclesiastici, spazzati via dalla riforma, assistiamo alle più massicce cacce alle streghe.
La caccia alle streghe deriva, dunque, anche dall’incapacità degli stati di garantire un forte potere centrale, garantendo grandi vantaggi ai poteri locali.
Il Malleus Maleficarum
Il Malleus non nasce, come alcuni erroneamente ritengono, dalla volontà espressa da Innocenzo VIII attraverso la bolla Summis desiderantes affectibus del 1484, che dava ai due frati pieni poteri in alcune regioni della Germania di svolgere incontrastati la loro opera di inquisitori contro il delitto di stregoneria. In realtà gli autori del più famoso manuale antistregoneria, posteriore di tre anni rispetto alla bolla papale, utilizzarono tale bolla (totalmente avulsa dal manuale) per riuscire ad imporre una visione fino a quel momento molto personale della stregoneria e del modo per contrastarla.
Oltre alla bolla papale, riprodotta in apertura dell'opera, il Malleus Maleficarum era introdotto da un testo, una Approbatio attribuita ad una commissione di teologi dell'Università di Colonia; questa "approbatio" (=approvazione) era in verità un falso (prodotto con la connivenza di un notaio compiacente) che solo in tempi recenti è stata smascherata come tale, ma che all'epoca contribuì a dare al trattato l'imprimatur di opera teologicamente ineccepibile.
Il Malleus rimase, fino alla metà del XVII secolo, il più consultato manuale della caccia alle streghe sia da parte degli inquisitori cattolici, sia dei giudici protestanti, poiché spiega proposizione per proposizione come comportarsi in ogni singola occasione. Il testo però non esprime nulla di nuovo, semplicemente raccoglie una serie di pensieri pregressi sul fenomeno della stregoneria e, soprattutto, sul pensiero negativo della donna, invero, ci sono più streghe che stregoni, secondo gli autori, perché le donne sono mas occasionatus. Un pensiero aristotelico dunque, che viene ripetuto, in maniera ridondante, attraverso citazioni continue di Aristotele e Sant'Agostino, nonché di molti altri Testi Sacri.
All'epoca in cui fu pubblicato il Malleus vi erano molte eminenti personalità, anche in seno alla comunità cattolica, che dubitavano dell'esistenza delle streghe, considerando tali credenze delle mere superstizioni, ma ve ne erano altrettante che invece credevano nei poteri soprannaturali di maghi, streghe e stregoni; poteri donati dal diavolo. A riprova di ciò nel Malleus i due frati Domenicani rimproverano aspramente tutti coloro, soprattutto religiosi, che minimizzano il fenomeno delle credenze popolari reputandole superstizioni, mettendo a tacere il dissenso addirittura nella prima proposizione: affermare l'esistenza degli stregoni è così cattolico al punto che affermare ostinatamente l'opposto è eretico? Per loro, sembrerebbe di sì.
Nonostante l'enorme popolarità dell'opera, va ravvisato come anche la credibilità e diffusione del Malleus subirono un brusco arresto quando l'Europa conobbe tra il 1520 e il 1560 un periodo di stasi nella caccia alle streghe, tanto che in alcune zone, fra cui possono citarsi i territori germanici, i processi addirittura diminuirono, per ragioni mai del tutto chiarite, anche se gli storici propendono per tre motivi fondamentali: lo scetticismo delle classi colte e la posizione degli umanisti (che con le opere di Erasmo, Alciato, Pomponazzi e Agrippa cercarono di mostrare come la magia non fosse necessariamente correlata con il satanismo, ma obbedisse a leggi naturali) lo spostamento dell'attenzione delle autorità ecclesiastiche verso la questione della Riforma e il progressivo passaggio della competenza giurisdizionale dal clero al braccio secolare.
La nuova situazione portò ad una perdita d'interesse per i trattati quattrocenteschi, tanto che il Malleus non ebbe alcuna ristampa tra il 1521 e il 1576. L'opera tornò ad avere grande impatto a partire dagli anni Ottanta, quando fu nuovamente ristampata assieme ad altri testi affini, dovendo la rinnovata fortuna anche alle basi teoriche poste da Thomas Erastus e Jean Bodin, che dettero nuovi incentivi alla caccia alle streghe.
Il Malleus Maleficarum non fu mai adottato ufficialmente dalla Chiesa cattolica, ma non fu neppure mai inserito nell'indice dei libri proibiti, mentre lo fu ad esempio il Manuale dell'inquisitore di Eliseo Masini, o la successiva Demonomanie des sorciers di J. Bodin che al Malleus, per molti aspetti si rifaceva [senza fonte]. Riscosse i consensi della quasi totalità degli inquisitori e autorevoli ecclesiastici, nonché di giudici dei tribunali statali sive secolari, tanto che ne vennero pubblicate trentaquattro edizioni e oltre trentacinquemila copie impresse anche in edizione tascabile, secondo libro stampato dopo la Bibbia [senza fonte]. L'immediata e durevole popolarità di questo libro contribuì a scalzare l'autorevolezza di un precedente testo di riferimento per i casi di stregoneria: l'antico Canon episcopi che comunque, datato secoli prima, non risultava importante ai fini della caccia alle streghe.
Il libro è diviso in tre parti. La prima parte affronta la discussione della natura della stregoneria. Parte di questa sezione spiega perché le donne, a causa della loro debolezza e a motivo del loro intelletto inferiore, sono per natura predisposte a cedere alle tentazioni di Satana. Il titolo stesso del libro presenta la parola maleficarum, (con la vocale femminile) e gli autori dichiarano (erroneamente) che la parola femina (donna) deriva da fe + minus (fede minore). Il manuale sostiene che alcuni degli atti confessati dalle streghe, quali ad esempio le trasformazioni in animali o mostri, sono mere illusioni indotte dal Diavolo, mentre altre azioni, come ad esempio la possibilità di volare ai sabba, provocare tempeste o distruggere i raccolti sono realmente possibili. Gli autori, inoltre, si soffermano con morbosa insistenza sulla licenziosità dei rapporti sessuali che le streghe intratterrebbero con i demoni. La seconda parte riprende molte posizioni espresse nella prima e le approfondisce (non senza citazioni dello stesso testo) nel tentativo di far comprendere il modo di fare le stregonerie e il modo in cui si possono facilmente eliminare. L'ultima parte si occupa di fornire istruzioni pratiche sulla cattura, il processo, la detenzione e l'eliminazione delle streghe.
Nel testo si discute anche di quanta fiducia si debba riporre nelle dichiarazioni dei testimoni, le cui accuse sono spesso perpetrate per invidia e malizia (sempre però con il permesso di Dio, che permette la malvagità per sua gloria); tuttavia gli autori affermano che i pettegolezzi pubblici sono sufficienti a condurre una persona al processo e che, anzi, una difesa troppo vigorosa da parte del difensore è prova del fatto che anche quest'ultimo è stregato. Il manuale fornisce indicazioni su come evitare che le autorità siano soggette alla stregoneria e rassicura i lettori sul fatto che, in quanto rappresentanti di Dio, i giudici sono immuni dai poteri delle streghe. Largo spazio è dedicato all'illustrazione di tecniche di estorsione delle confessioni e alla pratica della tortura durante gli interrogatori: in particolare viene raccomandato l'uso del ferro infuocato per la rasatura dell'intero corpo delle accusate, al fine di trovare il famoso stigma diaboli, che ne proverebbe la colpevolezza. (il paragrafo sul "Malleus Maleficarum" è tratto da Wikipedia al seguente indirizzo: http://it.wikipedia.org/wiki/Malleus_Maleficarum)